Il deinfluencing: sconsigliare brand e prodotti è uno dei trend 2023 di TikTok

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Francesca Cappabianca

deinfluencing

Il deinfluencing è un nuovo fenomeno di marketing su TikTok, decisamente in crescita: basti pensare che l’hashtag omonimo ha ottenuto oltre 800 milioni di views nell’ultimo anno.

Vediamo di cosa si tratta.

Prima di tutto, c’è l’influencer marketing

Per capire il deinfluencing, partiamo dall’influencer marketing, realtà ben conosciuta, presente nel mondo del business digitale da più o meno un decennio.

Si tratta del lavoro di content creator, influencer, e figure legate all’entertainment con un certo numero di seguaci sui loro profili social, che guadagnano consigliando prodotti, servizi, brand.

I contenuti che diffondono sui social influenzano appositamente le scelte d’acquisto dei loro follower, a volte viaggiando su numeri altissimi (pensiamo ai big influencer, con milioni di follower, che su TikTok non sono rari).

TikTok: il regno dell’influencer marketing

L’influencer marketing, se correttamente gestito, è una strategia estremamente efficace, in particolar modo oggi, con l’esplosione di TikTok.

Ancora adesso #TikTokMadeMeBuyIt – “TikTok me l’ha fatto comprare” – è tra gli hashtag più di tendenza: vanta oltre 47 miliardi di visualizzazioni, raccogliendo tutti i video in cui gli utenti mostrano i prodotti che hanno acquistato grazie ai suggerimenti degli influencer della piattaforma.

Questo trend ha effetti molto concreti sulle vendite di alcuni brand, che riescono a gestire correttamente tutta questa visibilità.

Tuttavia, parallelamente a tutto ciò, è nato un altro fenomeno che ne è l’esatto opposto, andando a ribaltare le logiche dell’influencer marketing. 

Il Deinfluencing: la rottura dei trend…

Il deinfluencing è il trend, abbracciato da alcuni influencer, di sconsigliare prodotti, o suggerire alternative più economiche e/o sostenibili. 

In pratica, mettono in guardia i propri follower dall’acquistare prodotti di tendenza con cui hanno avuto esperienze insoddisfacenti. Ma non solo.

Il fenomeno, più che contro i brand, sembra nascere dalla volontà di svelare quegli influencers che, pur di guadagnare, sono disposti a promuovere qualsiasi cosa, anche se non l’hanno mai usata o l’hanno fatto con cattivi risultati.

Dunque, i de-influencers invitano le loro community a non acquistare. 

In ogni caso, però, tanto nella sua forma tradizionale quanto nella variante “de”, ciò che il marketing dell’influenza fa sempre, è provare ad indirizzare le decisioni d’acquisto delle persone.

Da dove nasce il fenomeno del deinfluencing

La Generazione Z, sempre più attenta alle questioni sociali e in prima linea per combattere lo spreco e la disinformazione, è l’alveo in cui è nato il trend.

Ma ci si sono messi anche degli “scandali”, legati a quegli influencer inaffidabili di cui abbiamo già parlato. Due episodi, in particolare, vengono citati in Rete come esempi di malafede.

Il viaggio a Dubai

Secondo Vogue Business, uno dei primi passi falsi è stato uno sfarzoso press tour, organizzato dal brand di make-up Tarte a Dubai, a cui sono state invitate anche 50 beauty influencer, affinché raccontassero liberamente la bellezza e la particolarità dell’esperienza.

Cosa che le influencer hanno fatto passo a passo, generando loro malgrado polemiche sui costi altissimi, l’ostentazione di lusso e la presunta mancanza di etica di tutta l’operazione in tempo di crisi economica, polemiche che alcuni utenti (tra cui altri influencer) hanno iniziato a diffondere in tempo zero.

Vogliamo aggiungere che ostentare un tenore di vita da supervip e proporre analoghi modelli di consumo, senza tenere conto di quanto effettivamente raggiungibili siano per le proprie community, possa generare una decisa invidia sociale?

Mikayla Nogueira e le sue ciglia (finte?)

Il secondo episodio riguarda la TikToker Mikayla Nogueira, e viene raccontato in un lungo articolo di Insider, dalla cui lettura si evince anche l’instabilità emotiva che può colpire chi condivide la propria vita con milioni di persone (da adoranti a giudicanti è un secondo).

Mikayla, seguita da quasi 15 milioni di persone, pubblica un video che promuove un brand di mascara con effetto “allungaciglia”. Gli utenti si accorgono (o credono di accorgersi) che sta utilizzando delle ciglia finte. 

La bufera: viene accusata di pubblicità ingannevole e sepolta dalle critiche. E con lei il brand! 

Se cercate su TikTok troverete centinaia di giovani influencer, uomini e donne, che la stigmatizzano e mettono in guardia contro le false recensioni, con toni molto polemici. Intanto fanno video su video provando il mascara in questione (che è diventato super virale).

Influencing o deinfluencing per il futuro?

Sono molti, ad oggi, i TikToker che fanno deinfluencing.

Tuttavia, questo trend è solo all’inizio, e con il tempo si potrebbe sgonfiare come tanti altri fenomeni social. Oppure, dettare nuove regole all’influencer marketing.

Sicuramente, da parte degli utenti c’è una richiesta di maggiore autenticità e verità, soprattutto rispetto alle bugie dei mega influencer, che stanno perdendo autorevolezza a tutto vantaggio dei micro influencer, sicuramente più legati ad un’esigenza di trasparenza e franchezza.

Comunque, in qualsiasi modo si evolva il trend, è bene ricordare che il fine ultimo di tutti, “de o non de” influencers, è comunque lo stesso: generare interazioni, con tutto quello che ne consegue.

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